Il 15 ottobre all’ippodromo di San Siro una tempesta si è abbattuta sul Gran Premio del Jockey Club e … Que Tempesta!
Il gioco di parole è solo per introdurre il protagonista di questo articolo, ovvero il quattro anni di Sauro Fiordelli e Raffaele Biondi che, con i figli Pasquale e Roberto, ne cura l’allenamento, che da qualche mese si svolge sulle piste del nostro centro d’allenamento.
I Biondi, infatti, si sono trasferiti a San Rossore in pianta stabile dall’inizio dell’anno e dopo 10 mesi possono tracciare un primo bilancio, come Raffele ci racconta.
“A Milano mi trovavo bene ma avevo bisogno di cambiare aria anche perché non ho ricevuto da quell’ambiente quanto io ho dato. Forse perché sono una persona schietta, che parla sempre apertamente”.
A San Rossore Raffaele non ha tardato a trovare il ritmo giusto per allenare i suoi 19 cavalli, grazie anche alla squadra che ha raccolto attorno a se.
“Creare un buon gruppo di lavoro è fondamentale e i risultati che stiamo ottenendo arrivano anche grazie a loro. Un allenatore senza dei validi collaboratori non può andare lontano. Per quello che riguarda le piste mi sto trovando bene anche se le diritture devono esser dosate bene, in particolar modo con i velocisti. Un altro vantaggio è che abbiamo le piste d’erba a disposizione quattro giorni alla settimana e questo non è un fatto da poco. Piste perfettamente irrigate anche in un’estate torrida come quella appena passata. I puledri li preparo in pista circolare, un tracciato che, sono sicuro, lo staff dell’Alfea, sempre disponibile, riuscirà a migliorare ancora. Mi sono già fatto l’idea che San Rossore sia il luogo ideale per i puledri tardivi e a me piace lavorare con pazienza!”
Ma torniamo a Que Tempesta, il dernier cri dell’ippica nazionale.
“Lui è un cavallo abitudinario – prosegue Raffaele Biondi – è ci ha messo un po’ di tempo per adattarsi al nuovo luogo. Poi, dopo qualche settimana, sembrava esser nato qui. È un atleta infaticabile, lo è sempre stato fin da puledro: pensa che prima di andare sulle piste d’allenamento, dovevo metterlo un’ora in giostra e ancora devo farlo. Si è giovato molto anche della piscina, qui all’OK Barn dove è alloggiata la mia scuderia: in estate ha nuotato molto. È un cavallo nel quale ho sempre creduto, fin dai primi giorni in qui l’ho avuto in allenamento”.
Que Tempesta è un cavallo con un gran fisico, molto alto al garrese, e con un carattere particolare tanto che definirlo esibizionista non è un eccesso!
“Da puledro era quasi ingestibile e quando il lad saliva al mattino in sella, si impennava a candela. Era molto pericoloso e, a malincuore, dovetti procedere con la castratura. Il carattere è decisamente migliorato ma, purtroppo, non ha potuto partecipare al Derby: questo è un mio grande rimpianto perché, secondo me, lo avrebbe vinto facilmente. È un cavallo che vuole essere al centro dell’attenzione e la domenica del Jockey Club lo ha dimostrato ancora. Quando, infatti, è arrivato al tondino di presentazione si è gonfiato e si è messo in bella mostra perché voleva le attenzioni del pubblico ma, non appena ha toccato l’erba della pista, è tornato subito tranquillo.”.
Anche l’origine del suo nome è molto particolare e ha un’origine … familiare.
“Uno dei miei nipoti, in famiglia lo chiamiamo tempesta, ti puoi immaginare il perché. E visto che anche questo cavallo era così agitato da puledro, lo abbiamo chiamato con il soprannome affibbiato a Enzo, il figlio di mia figlia che ogni tanto viene a Pisa per trascorre qualche giorno con noi. I due tempesta vanno anche d’accordo”.
L’ippica italiana da molti anni sta attraversando una crisi profonda e le leggi di mercato sono spesso spietate, tanto che vendere un cavallo che ottiene risultati sopra alla media è diventata una necessità, come conferma Raffaele.
“Sono un ippico della vecchia guardia e sto soffrendo il brutto periodo che il nostro sport sta attraversando. Ho, però, sempre la speranza che la classe politica ci ridia la dignità che meritiamo. Purtroppo questa situazione ci mette con le spalle al muro quando in scuderia valorizziamo qualcuno al di sopra della media. Le offerte dall’estero arrivano e sono molto sostanziose. Quando mi hanno chiesto di acquistare Que Tempesta ho fatto una richiesta molto alta, quasi sperando che fosse declinata: invece l’hanno aumentata per prepararlo alla quarantena e non scendere in pista nel Premio Roma, come sarebbe stata mia intenzione. Non ho potuto non accettare”.
A questo punto Raffaele si emoziona e gli occhi diventano lucidi. Ha bisogno di qualche secondo per concludere questa storia.
“Que Tempesta resterà qui in scuderia sino alla fine di novembre per poi andare in Germania per la quarantena. Dopodiché volerà in Australia dove proseguirà la sua carriera. Sono ovviamente dispiaciuto perché il cavallo deve dimostrare ancora tutto. Credimi, non ho mai allenato un cavallo così forte e mi auguro che si faccia onore anche dall’alta parte del mondo. Se lo merita lui e ce lo meritiamo anche noi”.
E allora, forza Que Tempesta, datti da fare anche in Australia e, ci auguriamo, tra un anno esatto di poter fare il tifo per te nella Melbourn Cup, “La corsa che ferma una nazione”. In quel caso, anche noi a San Rossore ci fermeremo per seguirti in quella che è una delle corse più importanti del mondo.